2009 UNA SFIDA DIFFICILE (5)
Oltre e accanto a tutto quanto prima detto non vorrei però trascurare di toccare un aspetto che mi sembra rilevante e che l’attuale crisi globale mette ancor più drammaticamente in evidenza: il problema dell’occupazione.
Vorrei allora valutare se è possibile individuare, anche nel settore della gestione e del trasporto di merci pericolose, qualche possibilità positiva per mantenere o creare posti di lavoro.
Intanto non trascurerei le sia pur limitate opportunità offerte dalle organizzazioni internazionali (dall’Agenzia europea per i prodotti chimici alla Commissione Europea, dalle Nazioni Unite alle associazioni internazionali e comunitarie di categoria): devo dire che la presenza italiana è in genere piuttosto scarsa, il che tra l’altro non favorisce certo la difesa degli interessi nazionali.
Ci sono poi i progetti finanziati dalla Commissione Europea (e non so quante/i hanno una idea precisa delle opportunità offerte da queste progetti).
Naturalmente bisogna impegnarsi, imparare a presentare i progetti e, soprattutto, essere capaci di legarsi ad altri partners di altri paesi europei; la Commissione ovviamente privilegia i progetti con più partecipanti, di diversi paesi e di diversa collocazione (istituzioni pubbliche, operatori del settore, università, ecc.).
Ma penso sopratutto al lavoro non trascurabile che richiederà l’applicazione dei Regolamenti REACH e GHS, con le relative implicazioni su molte Direttive (Seveso, rifiuti, pesticidi, ecc.), e quella delle nuove disposizioni per il trasporto di merci pericolose che entreranno in vigore quest’anno.
Certo le aziende, piccole e grandi, hanno probabilmente già i loro esperti e consulenti al lavoro. Tuttavia penso che ancora diverse piccole imprese non siano ben consapevoli di tutti gli obblighi ai quali devono assolvere e credo che ci sia quindi qualche nuova opportunità specialmente per chi possa essere in grado di offrire un pacchetto integrato di conoscenze (classificazione, trasporto, rifiuti, sicurezza)
Vorrei allora valutare se è possibile individuare, anche nel settore della gestione e del trasporto di merci pericolose, qualche possibilità positiva per mantenere o creare posti di lavoro.
Intanto non trascurerei le sia pur limitate opportunità offerte dalle organizzazioni internazionali (dall’Agenzia europea per i prodotti chimici alla Commissione Europea, dalle Nazioni Unite alle associazioni internazionali e comunitarie di categoria): devo dire che la presenza italiana è in genere piuttosto scarsa, il che tra l’altro non favorisce certo la difesa degli interessi nazionali.
Ci sono poi i progetti finanziati dalla Commissione Europea (e non so quante/i hanno una idea precisa delle opportunità offerte da queste progetti).
Naturalmente bisogna impegnarsi, imparare a presentare i progetti e, soprattutto, essere capaci di legarsi ad altri partners di altri paesi europei; la Commissione ovviamente privilegia i progetti con più partecipanti, di diversi paesi e di diversa collocazione (istituzioni pubbliche, operatori del settore, università, ecc.).
Ma penso sopratutto al lavoro non trascurabile che richiederà l’applicazione dei Regolamenti REACH e GHS, con le relative implicazioni su molte Direttive (Seveso, rifiuti, pesticidi, ecc.), e quella delle nuove disposizioni per il trasporto di merci pericolose che entreranno in vigore quest’anno.
Certo le aziende, piccole e grandi, hanno probabilmente già i loro esperti e consulenti al lavoro. Tuttavia penso che ancora diverse piccole imprese non siano ben consapevoli di tutti gli obblighi ai quali devono assolvere e credo che ci sia quindi qualche nuova opportunità specialmente per chi possa essere in grado di offrire un pacchetto integrato di conoscenze (classificazione, trasporto, rifiuti, sicurezza)
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