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lunedì, ottobre 05, 2009

Cinquant’anni “pericolosi” 1986: navi e rifiuti

L’affondamento nel Mediterraneo di navi contenenti rifiuti è in questo momento all’attenzione della opinione pubblica; e c’è discussione intorno alle possibilità/modalità di recupero del carico.

E’ questa una triste eredità che purtroppo grava su tutto il mondo.

Esemplare a questo proposito il caso della Khian Sea, una nave liberiana che, il 31 agosto 1986, caricò 14000 tonnellate di ceneri tossiche provenienti dall’inceneritore di Filadelfia.
Dopo aver tentato di smaltirle nella Repubblica Dominicana, nell’Honduras, in Panama, nella Guinea Bissau e nelle Antille Olandesi, riuscì a scaricarne 4000 tonnellate ad Haiti, facendo credere che si trattasse di fertilizzanti.
Dopo aver tentato di smaltire il carico rimanente in Senegal, Marocco, Jugoslavia, Sri Lanka e Singapore, la nave cambiò nome: prima Felicia e poi Pelacano.
Nel novembre 1988, durante il viaggio da Singapore a Sri Lanka, le ceneri tossiche “scomparvero”.

Il caso è esemplare anche perché costituì un elemento decisivo per l’adozione nel 1989 della Convenzione di Basilea sul controllo del movimenti transfrontalieri dei rifiuti pericolosi e sul loro smaltimento.
A tale Convenzione fanno ovviamente riferimento le normative europee e nazionali in materia: strumenti che, al di là di alcune perplessità sulla qualità e quantità di informazioni richieste, dovrebbero comunque garantire un maggiore controllo sui movimenti transfrontalieri di rifiuti.
Ma, come al solito, anche un buon strumento rischia di essere inefficace se non viene utilizzato in tutte le sue potenzialità: in poche parole, se non si effettuano i controlli (controlli che peraltro dovrebbero concentrarsi sulla sostanza delle infrazioni, più che su sugli aspetti formali).