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sabato, giugno 06, 2009

Cinquant’anni “pericolosi” 1961: trasporto materiali radioattivi



Nel 1961 l’AIEA (l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) pubblicò la prima edizione di “Safety Series No. 6: Regulations for the Safe Transport of Radioactive Material.

Con i tanti problemi che hanno impedito un ulteriore sviluppo dell’energia nucleare in Europa e in America (adesso si vuole rilanciare l’energia nucleare in Italia: da vecchio ingegnere nucleare avrei un bel po’ di cose da dire, ma, senza discutere sui pro e sui contro, mi limito a constatare che non è un’attività che si può rilanciare, a meno di non confidare sull’estero, in breve tempo: c’è tutto un bagaglio di conoscenze ed esperienze da ricreare!), i trasporti nucleari non sono adesso così rilevanti come nel passato.
C’è comunque un’attività non trascurabile in termini di trasporto di radioisotopi essenzialmente ad uso medico (senza dimenticare i trasporti dei rifiuti radioattivi provenienti dalle attività del passato). Quindi c’è ancora necessità di regolamentare questi trasporti.

A questo proposito va riconosciuto che il lavoro fatto negli anni passati, fra UN SubCommittee of Experts on the Transport of Dangerous Goods e AIEA, è un buon esempio di armonizzazione: in pratica tutto il testo del documento dell’AIEA è riportato nelle Raccomandazioni ONU (e nell’ADR, RID, ADN, ICAO T.I., Codice IMDG).

Un aspetto peculiare del trasporto dei materiali radioattivi (classe 7) è quello relativo alla garanzia della qualità: le norme in materia (si veda, ad esempio, la sezione 1.7.3 dell’ADR) richiedono che programmi di GQ siano stabiliti per la progettazione, la costruzione, le prove, la documentazione, l’uso, la manutenzione e ispezione di tutto il materiale e per le operazioni di trasporto e immagazzinamento durante il trasporto.

E va anche riconosciuto che il trasporto di materiali radioattivi è, non solo rigidamente regolamentato (è uno dei pochi casi nei quali è necessaria una specifica autorizzazione), ma anche ben controllato. Ricordo che in Italia (come in altri paesi) esiste un apposito organismo tecnico incaricato dei controlli sul trasporto dei materiali radioattivi: l’ISPRA (ex APAT, ex ANPA, ex ENEA, ex CNEN).