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martedì, marzo 04, 2008

PER LE VITTIME DI MOLFETTA

Da ieri pomeriggio leggo e rileggo le notizie sulla tragedia di Molfetta per cercare di capire cosa è successo e come si poteva evitare.
Forse è ancora presto per comprendere esattamente la dinamica dei fatti che ha portato alla morte cinque persone e forse è ancora presto per stabilire quali ulteriori, specifiche ed efficaci misure sia possibile adottare per accrescere la prevenzione ed evitare il ripetersi di questa tragedia.

Però forse qualcosa si può già fare.
Per parte mia mi sento di chiedere, a me stesso e a tutte/i quante/i voi, di dedicare un quarto d’ora a riflettere, con calma e mente aperta, su quali sono le nostre responsabilità professionali e personali, sul livello del nostro impegno per la sicurezza (come normatori, come consulenti, come datori di lavoro, come operatori), su quali miglioramenti possiamo proporre ed adottare.

Credo di dovere almeno questo alle vittime di questa tragedia ed alle loro famiglie.

4 Commenti:

Anonymous Anonimo ha detto...

sono addolorato per cio che è successo, ma in italia in effetti si fanno i controlli?
Il poppolo italiano è un popolo che difficilmente applica le innovazioni, specie se queste hanno un costo.lascio pensare un settore come l edilizia ove ancora molti lavorano in nero.
come sempre diciamo che occorre fare qualcosa, ma poi non si fa nulla o ben poco.
Sicuramente questa disrazia come tante altre si potevano evitare.
manca l'informazione, i committenti vogliono solitamente scaricare i costi della sicurezza sugli auto trasportatori.
Voglio ricordare che esiste un d.m. 286/05 che coinvolge tutta la filiera del trasporto, ma è applicato , vi sono i controlli specialmente nelle ggrandi aziende.
Si riuscira mai a quantizzare la sicurezza nel trasporto, e se cio avverra, vale giocarsi la vita o risciare un infortunio per qualsiasi somma.

04 marzo, 2008 19:31  
Blogger tfrab ha detto...

Tra qualche tempo si potrebbe perdere memoria di questo incidente, come di altri.

Sarebbe importante condividere le informazioni sugli incidenti che coinvolgono il trasporto di merci pericolose, in modo da avere una banca dati per non ripetere gli stessi errori e non commetterne di simili.

P.S.: ho cercato di trovare immagini dell'incidente sui vari siti di notizie, questa sotto è la più grande che io abbia trovato

http://www.ilgiornale.it/att_jpg.php?ID=321588&X=660&Y=495

sulla tabella arancione c'è scritto 33 | 1203 che non è, evidentemente, zolfo. che ne pensate?

05 marzo, 2008 00:06  
Anonymous Anonimo ha detto...

Esprimere cordoglio è doveroso, ma ufficializza l'ennesima sconfitta. In quanto tecnico della sicurezza vivo queste circostanze come un medico che perde il paziente. La differenza è che il medico, in scienza e coscienza, si domanda se ha fatto tutto il possibile. In questi casi non si può fare altrettanto perchè non è solo un problema di scienza e coscienza. In tutta buona fede, chi scrive le norme lo fa da contesti lontanissimi, da altri paesi (è tipico delle Direttive) usando una lingua che non è l'italiano e benchè si ricerchi una traduzione fedele spesso il significato concreto è diverso. Inoltre non sempre ha concoscenza delle pratiche quotidiane attuate dai piccoli o piccolissimi imprenditori che sono giustamente sensibili solo alle sanzioni irrogate dal sistema giudiziario italiano le cui fonti del diritto (e ciò che ne consegue) non coincidono con quelle del sistema anglosassone (tipico dei paesi in cui si producono alcune norme).
Vi sono poi spesso troppe norme, talvolta contradditorie o vaghe nel significato quindi inapplicabili, spesso sconosciute e per le quali il solo tentativo di applicazione fedele comporterebbe oneri insostenibili.
Il vero ruolo del "sistema" pubblico dovrebbe essere proprio quello di farsi carico della "contestualizzazione" delle norme provenienti da fuori Italia, del loro raccordo con la realtà nazionale (non del semplice recepimento) e con le norme già in vigore, dell'abrogazione esplicita di migliaia di decreti e circolari obsoleti. Le norme vanno quindi rese "praticabili", successivamente vanno diffuse, fatte conscere e fatte applicare.
Parimenti va diffusa la conoscenza tecnica e scientifica a tutti livelli; non dimentichiamo che per "cultura" noi intendiamo l'arte e la poesia, ma tremiamo al cospetto di una radice quadrata, il mondo però non funziona con le poesie.
Oltre questo esistono forti interessi economici che spesso orientano la scrittura delle norme e la loro (dis)applicazione.
Quindi non meravigliamoci più di tanto.

05 marzo, 2008 10:47  
Anonymous Anonimo ha detto...

come persona e come consulente per la sicurezza sono ancor più deluso e amareggiato perchè l'avvenuta tragedia è già archiviata ........ormai non fa più notizia!!

18 marzo, 2008 12:08  

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