Ex libris (8)
Da “L’ardore” di Roberto Calasso:
Che cos’è dhï ? Pensiero intenso, visione, ispirazione, meditazione, preghiera, contemplazione ? Volta a volta, tutto questo. E in ogni caso il presupposto era lo stesso: il primato della conoscenza rispetto a ogni altra via di salvezza.

Non c’è dubbio che il Veda, il sapere degli uomini vedici, un sapere comparso nell’India del Nord circa tremila anni, come illustrato da Calasso, è insieme lontano e vicino.
Certamente ci appartiene il primato della conoscenza; certamente poco ci appartengono (se non per i piccoli nuclei di mistiche/i) i passaggi visionari e contemplativi.
Ma è comunque, pur nell’attuale forma strutturatasi negli anni, un qualcosa con cui dover fare i conti. ?
Credo proprio di sì: l’India, col suo miliardo di abitanti ( per non parlare, per ora, della Cina, o dell’Indonesia, o della Nigeria, o del Brasile, o del Sudafrica, ecc.), è ormai uno dei punti di riferimento mondiale.
E allora, prima o poi, scopriremo che se vogliamo (come necessario) continuare a gestire e trasportare, a livello globale, merci (comprese quelle pericolose), bisognerà fare i conti con una cultura (e quindi con consuetudini, pratiche, normative) diversa dalla nostra.
Forse non ho ragione quando penso (e lo penso davvero !) che è iniziata la fine della civiltà occidentale.
Comunque prepararsi a fare i conti con altre civiltà è ormai necessario. E, nel caso avessi ragione, la storia insegna che, quando si è di fronte a sfide difficili (il declino di una civiltà), possono (devono) “nascere” nuove idee, nuovi progetti, nuove possibilità (come dice un vecchio detto: le difficoltà aiutano l’ingegno).
Che cos’è dhï ? Pensiero intenso, visione, ispirazione, meditazione, preghiera, contemplazione ? Volta a volta, tutto questo. E in ogni caso il presupposto era lo stesso: il primato della conoscenza rispetto a ogni altra via di salvezza.
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Non c’è dubbio che il Veda, il sapere degli uomini vedici, un sapere comparso nell’India del Nord circa tremila anni, come illustrato da Calasso, è insieme lontano e vicino.
Certamente ci appartiene il primato della conoscenza; certamente poco ci appartengono (se non per i piccoli nuclei di mistiche/i) i passaggi visionari e contemplativi.
Ma è comunque, pur nell’attuale forma strutturatasi negli anni, un qualcosa con cui dover fare i conti. ?
Credo proprio di sì: l’India, col suo miliardo di abitanti ( per non parlare, per ora, della Cina, o dell’Indonesia, o della Nigeria, o del Brasile, o del Sudafrica, ecc.), è ormai uno dei punti di riferimento mondiale.
E allora, prima o poi, scopriremo che se vogliamo (come necessario) continuare a gestire e trasportare, a livello globale, merci (comprese quelle pericolose), bisognerà fare i conti con una cultura (e quindi con consuetudini, pratiche, normative) diversa dalla nostra.
Forse non ho ragione quando penso (e lo penso davvero !) che è iniziata la fine della civiltà occidentale.
Comunque prepararsi a fare i conti con altre civiltà è ormai necessario. E, nel caso avessi ragione, la storia insegna che, quando si è di fronte a sfide difficili (il declino di una civiltà), possono (devono) “nascere” nuove idee, nuovi progetti, nuove possibilità (come dice un vecchio detto: le difficoltà aiutano l’ingegno).
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